venerdì 29 maggio 2009

Don Abbondio


"... Per una di queste stradicciole, tornava bello bello dalla passeggiata verso casa, sulla sera del giorno 7 dell'anno 1628, don Abbondio, curato d'una delle terre accennate di sopra..." Entra così, sulla scena del romanzo, don Abbondio, uno dei personaggi che rivestirà un ruolo particolarmente importante ne " I promessi sposi". La descrizione che ci viene offerta dal Manzoni su quest'ultimo risulta assai meticolosa e soprattutto suddivisa in quattro momenti principali che ritraggono i tratti essenziali del carattere del curato.
In un primo momento, dunque, il punto di vista della descrizione è incentrato nella descrizione di don Abbondio offertaci attraverso i gesti compiuti da quest'ultimo.
"... Diceva tranquillamente il suo uffizio, e talvolta, tra un salmo e l'altro, chiudeva il breviario, tenendovi dentro, per segno, l'indice della mano destra, e, messa poi questa nell'altra dietro la schiena, proseguiva il suo cammino, guardando a terra, e buttando con un piede verso il muro i ciottoli che facevano inciampo nel sentiero..."
Attraverso la lettura di questo periodo è facilmente intuibile come il curato amasse condurre una vita tranquilla e spensierata e soprattutto, prestando attenzione all'ultima preposizione, si nota, nel gesto dello scansare i ciottoli che intralciavano il suo cammino come egli, nella vita di tutti i giorni, scansasse allo stesso modo gli ostacoli che avessero intralciato la sua tranquillità.
E' evidente, inoltre, come egli fosse una persona monotona e ripetitiva, particolare offerto dall'utilizzo diespressioni come " era solito" o avverbi come oziosmente e tranquillamente, che non mancavano di essere presenti nel testo.
In un secondo momento, tuttavia, l'attenzione della descrizione si sposta su quella che è "l'azione" di don Abbondio durante l'incontro cn i bravi. Il curato, spaventato dalle intimidazioni dei due malviventi reagisce sottomettendosi alle loro richieste " con la voce mansueta e gentile di chi vuol persuadere un impaziente".
A questo punto il narratore ci descrive direttamente la figura di don Abbondio "... don Abbondio non era nato con un cuor di leone... il nostro don Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s'era dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d'esser, in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro...".
Il narratore ci descrive ulteriormente il curato attraverso quest'ultima litote da cui si evince come il narratore partecipi a quella che è la condizione di don Abbondio.
La descrizione, assume così, via via, le caratteristiche di una rassegna sommaria. In questo modo, Manzoni, spiega prima le ragioni che hanno indetto don Abbondio a diventare parroco; ossia, ricevere protezione e l'indispensabile per vivere. Poi ci parla del curato come una neutralità disarmata in tutte le guerre. Quest'ultimo, infatti, nel momento in cui non poteva scansare gli ostacoli dal suo percorso, gli affrontava schierandosi dalla parte dei più forti, nonostante, magari, avessero torto. E lo faceva per non avere problemi, per non rischiare la pelle, nonostante si dimostrasse alquanto egoista e poco attento ai doveri di parroco.
L'ultima parte della descrizione, infine, si svolge in casa di don Abbondio durante il discorso con perpetua, discorso svolto in termini abbastanza informali nel quale si nota come don Abbondio fosse legato a perpetua.

Nessun commento:

Posta un commento